Concorso cultura Longevità e Inaugurazione Laboratorio dei talenti

Domenica 22 settembre è stata una giornata davvero ricca di avvenimenti: da una parte la sesta edizione del concorso letterario e dall’altra l’inaugurazione di una nuova realtà, qui al civitas vitae, chiamata il “laboratorio dei talenti”. Quest’ultimo è sorto di fronte alla Casa della Sussidiarietà ed è stato inaugurato alla presenza delle Autorità Istituzionali.

Il Laboratorio dei Talenti, realizzato per accompagnare le relazioni tra la prima e la terza età sia pure sul versante delle tecnologie avanzate (stampanti 3D, palestre digitali, supporti audiovisivi, sala prove musica, cucina didattica anche molecolare ecc… ecc..), è stato ispirato ai Fablab & makers americani.

 Per noi della Residenza Pio XII è stata una soddisfazione particolare partecipare alla premiazione del concorso  letterario che ha visto protagonista il tema del gioco: “giocare insieme tra generazioni distanti per ri-creare”; proprio perché, oltre alla originalità dello spunto proposto, abbiamo potuto vedere ed ammirare tra i premiati un nostro caro amico: il signor Elio Buja che ci ha regalato questo originalissimo racconto che vi proponiamo.

 NON È UNA FAVOLA MA UNA STORIA VERA!

 

C’era una volta un nonno seduto su una poltrona, capelli grigi e occhiali con lenti spesse, che stava raccontando una fiaba ai suoi nipotini, seduti sul tappeto, ginocchia incrociate e con un biscottino in mano che lo ascoltavano in silenzio. Ogni tanto si udiva qualche esclamazione di meraviglia… Oh!!! Ma… E’ proprio vero che la fata ha trasformato la zucca in una carrozza? E la scarpetta quella fanciulla l’ha poi ritrovata?

Tanti anni sono passati d’allora e in quel salotto non c’è più il nonno ma sopra il tavolino un televisore da trentasei pollici talmente piatto da sembrare un quadro.

Seduti su un divano ci sono altri bimbi che ascoltano le stesse favole raccontate  con i cartoni animati.

Ma quel nonno non ero io… Non ho mai raccontato storielle al mio nipotino, forse non le ricordavo o temevo di annoiarlo e allora preparavo una vecchia pista con le macchinette da corsa. Quella stessa pista che mio padre mi comprò tanti anni prima… Sì, perché le piste, le macchinette, i trenini erano una mia grande passione… Che bello veder sfrecciare quel treno veloce sulle rotaie… Più veloce del vento… E quanto correva quella macchinina sulla pista… Altroché Nuvolari…

Tutto era cominciato con una pista lunga una cinquantina di centimetri e… aggiungi un pezzo oggi e uno domani … quella pista era arrivata  misurare 120 x 80 centimetri…

Diventai grande e la passione per le radio e per l’elettrotecnica, che divenne in seguito il mio lavoro, prese il posto di quelle macchinine e di quei trenini, ma non del tutto… A cinquant’anni, allorché mi ritrovai ad essere nonno, ritornò anche quell’antica, meravigliosa, eterna passione… Nacque infatti il mio nipotino ed ecco che allora quegli stessi giochi che avevano riempito così tanto le mie giornate di bambino, diventarono i nostri giochi. Cominciammo con le macchinine … Per lui era un bel gioco e lui si divertiva molto, aveva imparato a rallentare la velocità nelle curve per non far uscire di pista la vettura. Una sera, quando stava per tornare a casa, gli dissi: “Ti piacerebbe giocare con il trenino?” E lui, tutto sorpreso: “Hai anche il trenino?” “La prossima volta lo prepariamo insieme, sei contento?” – Gli risposi. “Sì, nonno!” E, dicendolo, mi abbracciò come non mai…

Presi allora la scala e andai subito nel ripostiglio per veder cosa ne era rimasto di quel cimelio. Tirai giù le scatole dove era scritto e numerato il contenuto. Per prima cosa cercai l’opuscolo con le istruzioni per il montaggio, riposi le scatole nello scafale e ritornai in salotto. Cominciai a sfogliarlo pensando che quasi cinquant’anni prima mio padre aveva fatto la stessa cosa con me… Mi venne allora una strana e grande nostalgia… Ripensai ai bei tempi della mia gioventù… Ma poi ritornai alla realtà e a quel nipotino che ora era con me e attendeva di cominciare quel bel gioco… Come fargli provare quelle stesse emozioni che mio padre suscitò in me tanto tempo prima, mi domandavo?

 In realtà fu tutto molto facile, a dimostrazione del fatto che certe cose non cambiano…

 Il mio nipotino si appassionò così tanto ai trenini che io mi recai da un falegname per farmi costruire un telaio dove collocare stabilmente le rotaie e i vagoni: in questo modo, non dovevamo ogni volta riassemblare tutti i pezzi e potevamo subito giocare. L’estate passò come un fulmine e quando venne il tempo della scuola, il mio nipotino si portò tutto a casa poiché non aveva molto tempo per venire da me. Fu così che i suoi compagni di classe iniziarono ad andare da lui per giocare con quello che fino a non molto tempo prima era stato il nostro gioco. Con quei vagoni e quelle rotaie, i bambini passavano delle spensierate ore e i compiti restavano lì da fare …

Anche mio nipote è ora un uomo, padre di un bimbo e anche lui gli ha insegnato a giocare con quelle stesse macchinine, con quella stessa pista, con quelle stesse rotaie, con quegli stessi vagoni… E’ proprio vero che nonostante il mondo sia cambiato e molto, alcune cose rimangono sempre uguali … fuori dal tempo e dalla storia… E come è bello riuscire a tramandare anche solo un gioco che… non ha età. 

                                                                                                                                                                                                                           Elio Buja